La forza della verità
La verità rende liberi? Domanda sicuramente in controtendenza rispetto ad un mondo che ha strumentalizzato la verità moltiplicandola, nascondendola, piegandola ad interessi personali.
L’ospite dell’incontro di Traiettorie di Sguardi di domenica 14 gennaio, Farhad Bitani è un giovane afgano che dal 2014 gira l’Italia e il mondo per raccontare la verità sul suo paese dilaniato da quasi quarant’anni di lotte interne. Farhad racconta che prima del 1979 la parola fondamentalismo in Afghanistan non esisteva. È nato quando gruppi di criminali che vennero armati dagli Stati Uniti contro i Sovietici vennero utilizzati per mantenere il controllo del territorio afagano.
I bambini, come Farhad, nati in quegli anni sono cresciuti nella violenza e hanno conosciuto solo quel modo di vivere. A nove anni Farhad ha ricevuto il suo primo kalasnikov e a 10 anni era già perfettamente in grado di smontarlo e rimontarlo. L’unica differenza con tanti altri bambini afgani era che lui veniva da una famiglia ricca.
Tra il 1994 e il 1995 i gruppi armati che avevano combattuto contro i sovietici si dividono al loro interno e stringono alleanze con altre potenze internazionali. Gli americani per non perdere il controllo della regione afgana creano un altro gruppo armato, i talebani. A questo punto la famiglia di Farhad è costretta a scappare e a vivere nascosta.
Durante questo periodo Farhad – che aveva solo 12 anni – assiste ad esecuzioni capitali, lapidazioni, stupri che avevano come teatro lo stadio di Kabul. Tutti i cittadini erano invitati una volta alla settimana a partecipare e ad assistere alle punizioni a cui andava incontro chi era considerato infedele, anche solo per aver ascoltato musica o bevuto delle bevande alcoliche.
I fondamentalisti colpirono fin da subito due colonne portanti del territorio afgano: l’educazione e le donne. Infatti, stabilirono la chiusura delle scuole e l’imposizione delle scuole coraniche a tutti i bambini maschi e la sottomissione delle donne costrette a rimanere in casa e ad uscire solo accompagnate da un altro uomo e con il burqa.
Nel 2006 Farhad viene mandato in Italia da suo padre per studiare presso l’accademia militare di Modena. Appena arriva in Italia la sensazione è quella di essere circondato solo da infedeli a cui si rifiutava addirittura di stringere la mano e per questo approfittava di ogni momento libero per tornare nel suo paese.
A partire dal 2008 comincia a interrogarsi sulla sua vera identità. Decide di leggere il Corano nella sua lingua madre scoprendo che molte delle cose che gli avevano insegnato alla scuola coranica non erano vere. Ma è l’incontro con l’altro, con il diverso che gli permette di mettere in discussione le sue idee e di riscoprire quel punto bianco che – come lui crede – Dio mette nel cuore degli uomini che crescono nella violenza. Tutti gli uomini, dice Farhad, nascono con il cuore bianco, ma la violenza trasforma il cuore dell’uomo e lo fa diventare tutto nero. Ma Dio decide di lasciare un punto bianco nel cuore dell’uomo, lascia uno spazio, seppur piccolo per la redenzione. È quel punto bianco che ha permesso a Farhad di salvarsi e di riconoscere nei piccoli gesti che l’altro – sempre visto come infedele – ha avuto nei suoi confronti un modo per cambiare la sua prospettiva e aprirsi all’incontro.
Dopo l’attentato che ha subito nel 2011 in cui ha rischiato di perdere la vita Farhad decide di scrivere un libro in cui racconta la verità sul suo paese e sulla sua vita. Questo libro, L’ultimo lenzuolo bianco, è stato pubblicato da una piccola casa editrice – Guaraldi – dopo tanti rifiuti.
Dall’anno della sua pubblicazione, il 2014, Farhad non si è ancora fermato: ha iniziato a girare scuole, oratori, centri giovanili, librerie portando in giro la sua testimonianza e la sua identità ritrovata.
Un’eterna novità. Il senso della comunità nella vita cristiana
Il secondo incontro di TDS ha avuto come ospite Jhonny Dotti, cooperatore e imprenditore sociale,
amministratore unico di Welfare Italia, ma prima di tutto – come si definisce lui – marito e padre.
A lui è stato chiesto di far riflettere la platea di giovani sul tema della comunità a partire dal brano
di Atti degli Apostoli (capitolo 2, vv 42- 47).
La tesi attorno a cui l’ospite ha articolato il suo intervento è che se il singolo ricerca un rapporto
significativo con Dio al di fuori della comunità, questa ricerca è puro narcisismo. Il singolo rischia
un pericoloso decentramento.
La parola comunità negli anni si è pervertita e ha perso quel significato originario che troviamo nel
testo degli Atti degli Apostoli. È una parola che oggi rischia di diventare retorica.
Come recuperarla? In un sistema tecnocratico fondato sul binomio “mi piace/non mi piace” è
necessario ripensare al fatto che il Dio cristiano non è binario ma trinitario, è per natura
relazionale. Il Dio cristiano è dunque un Dio comunitario.
In una società che parla di individuo e non di persona, che crea il mito del “farsi da sé” e
dell’”appartamento”, il rischio di perdere questo senso comunitario è molto alto. Il cristiano è
dunque chiamato per sua natura a riscoprire il suo essere comunitario e a dare nuova vita
all’abitare, all’economia e alla politica proprio nel segno della comunità, dell’essere persona e non
dell’essere individuo, dell’essere con gli altri nella quotidianità e nella normalità a cui la vita mette
di fronte.
FACE TO FACE
DOMENICA 15 OTTOBRE 2017
FACE TO FACE
Non conosciamo il nostro volto se non attraverso qualcosa, ma soprattutto qualcuno che a sua volta ce lo descrive. Questa impossibilità del “fai da te” appartiene profondamente alla nostra natura umana che è manchevole per definizione: si ha bisogno dell’altro. La riflessione attorno all’alterità e all’umano è, però, anche scoprirci stranieri tra noi. Occorrerà riprendere e ri-scoprire il tema della responsabilità per l’altro e della fraternità?
Ospite
GIORGIO PRADA – Formatore e pedagogista, docente presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Milano Bicocca.
Costruire comunità, liberare energie: la declinazione del principio sussidiarietà attraverso laboratori civici
Domenica 19 marzo si è svolto l’ultimo incontro di Traiettorie di Sguardi per l’anno 2016/2017. Si è voluto concludere il percorso invitando Elena Taverna che ha presentato alla platea di giovani il progetto Labsus. L’amministrazione condivisa dei beni comuni. Questo progetto nasce nel 2005 grazie al professor Giorgio Arena e ad altri suoi colleghi accomunati da studi giuristi ma non solo.
A partire dall’art. 118 della Costituzione, dedicato al principio di sussidiarietà, hanno creato uno strumento che potesse aiutare i cittadini nella declinazione di questo principio. Con l’istituzione del principio di sussidiarietà si pone fine all’intervento dello Stato nella tutela dei beni comuni, producendo una sorta di rivoluzione che mette cittadini e amministrazione sullo stesso piano: i cittadini, che prima erano visti come soggetti passivi di fronte all’amministrazione, diventano un soggetto costituente, libero di proporre e progettare interventi a favore di beni comuni e generali.
Tuttavia non sempre le iniziative “dal basso” sono state autorizzate e sostenute dalle amministrazioni. Per questo il progetto Labsus ha creato un Regolamento per l’amministrazione condivisa che ha come obiettivo quello di portare alla creazione di Patti di collaborazione tra cittadini e amministrazioni per la cura o il recupero di spazi pubblici come aree verdi, stabili abbandonati, scuole, stazioni ecc.
Anche a Cremona dal 2016 è in corso il processo di adozione del Regolamento con il sostegno di Labsus e dei suoi collaboratori. Si è svolto il primo incontro aperto alla cittadinanza pochi giorni fa, il 13 di marzo presso il CISVOL e a breve sarà comunicata la prossima data.
Ad oggi sono davvero tante le realtà italiane che hanno adottato il Regolamento e che hanno dato vita a “patti di collaborazione” coinvolgendo cittadini di ogni età ed estrazione sociale. Davvero tutti siamo chiamati a contribuire alla cura della città, del paese, delle sue piazze, giardini, strade e scuole.
Annullato l’incontro di domenica 19 aprile
Nel percorso di quest’anno di “Traiettorie di sguardi”, incentrato sul tema del cibo, Domenica 19 aprile avevamo in calendario un incontro di preparazione alla visita di Expo2015. A causa delle attuali difficoltà e incertezze organizzative dell’evento e delle manifestazioni ad esso collegate, i relatori ci hanno chiesto di spostare a data da destinarsi l’incontro.
Faremo sapere quanto prima anche le modalità di acquisto dei biglietti (già prenonati in Focr) e la data della visita a Milano. Pertanto è da ritenersi annullato l’incontro in programma domenica 19 aprile.
Gli organizzatori di TDS.
Non di solo pane: ultimo incontro di TDS
Domenica 22 febbraio si è svolto l’ultimo incontro di TDS intitolato “Non di solo pane” ed è stato tenuto dal Vescovo di Novara mons. Franco Giulio Brambilla, storico e docente di antropologia teologica. E’ stato un incontro perfetto per concludere il percorso di quest’anno che è partito dal cibo vero e proprio e i significati legati ad esso, per passare poi a riflettere sulle contraddizioni del cibo e le sue disuguaglianze; ci ha permesso di sperimentare i cibi di altre nazioni in una vera cena condivisa e di affrontare il complesso problema degli OGM cercando di capire quanto la tecnologia possa essere utile a sfamare il pianeta di domani.
In questo incontro invece la domanda di fondo è stata: “noi giovani di cosa abbiamo veramente bisogno per vivere?”. Il vescovo ha risposto a questa domanda tenendo una riflessione sul capitolo ottavo del Deuteronomio, in particolare si è soffermato sulla promessa contenuta in questo testo che comincia dalla memoria della schiavitù in Egitto al vestito destinato a non logorarsi, passando per la dichiarazione che ci si nutre non di solo pane, ma di quanto esce dalla bocca del Signore. Il vescovo, servendosi del testo del Deuteronomio, ha parlato direttamente a noi: per dare sapore alla nostra vita serve un cuore tonico, capace di tendere al desiderio (da de-sidus – ricerca della stella) cioè seguire la rotta giusta, la Stella Polare. Abbiamo bisogno di riferimenti perchè una vita senza riferimenti è come navigare nel mare senza una stella. Dobbiamo decidere per cosa vivere, non si può far conto su ciò che già sappiamo e neanche su quello che dicono i nostri padri. Vivere non di solo pane ma di quanto esce dalla bocca del Signore significa prestare credito alla Parola che dà sapore, perché alla fine del nostro cammino “il nostro vestito non si sarà logorato addosso, e il nostro piede non si sarà gonfiato”.
Smart food: quarto incontro di TDS
Il cibo è il petrolio del futuro, questo e tanto altro è stato detto domenica 18 gennaio all’incontro di TDS dal Prof. Stefano Boccaletti, professore associato di Economia agro-alimentare dell’Università Cattolica di Piacenza e il Dott. Andrea Azzoni, dirigente del settore agricoltura e ambiente della Provincia di Cremona.
Per intuire il bisogno di cibo che c’è nel mondo è sufficiente pensare al fenomeno del land grabbing cioè alla corsa ai terreni da coltivare al di fuori del proprio paese d’origine (tale fenomeno è diffuso soprattutto in Africa e in Cina). Perché esiste questo fenomeno? Viviamo in un mondo in cui il problema principale è la cattiva distribuzione delle risorse, e in particolare di quelle alimentari.
In questa situazione di difficoltà la tecnologia quanto può essere utile? Creare Organismi geneticamente modificati (OGM) permetterebbe di sfamare più persone?
Ad oggi non c’è nessuna prova scientifica che dimostri la negatività degli OGM, e i potenziali benefici sono: la resistenza ai pesticidi, agli erbicidi, al freddo e alla siccità e anche un possibile miglioramento delle proprietà nutritive. Famoso è il prodotto Golden Rise, riso con vitamina A di cui di solito il riso è privo e la cui mancanza provoca alcune malattie come la pellagra diffusa soprattutto in quei paesi nei quali il consumo di riso è praticamente quotidiano.
Questo non significa che non ci siano rischi; infatti potrebbero esserci problemi ambientali, conseguenze negative sulla salute delle persone e anche un trasferimento di geni tra una specie e l’altra. Per questo motivo alcune aziende hanno scelto di non inserire nei loro prodotti degli OGM con campagne pubblicitarie appositamente pensate, soprattutto in Europa. Mentre in America l’uso di prodotti al cui interno posso essere presenti alcuni alimenti OGM è diffuso e non è necessariamente da segnalare sulle etichette dei prodotti stessi.
Sicuramente avremo delle scelte molto difficili da prendere e anche il nostro territorio non è escluso da queste problematiche.