Meno dodici – Un tesoro nascosto…

DOMENICA 17 FEBBRAIO 2019
Meno dodici Un tesoro nascosto…

Ritrovarsi reduce senza futuro, costretto ad aspettare ancora il miracolo più grande, quello che deve restituire, insieme alla memoria, tutte le emozioni perdute e il senso di un’esistenza da riallacciare. Forse quel miracolo è la speranza, semplicemente un segreto che sta dentro di noi.

Ospite
PIERDANTE PICCIONI
Prima dell’incidente che gli ha cancellato 12 anni di vita, era direttore dell’U.O. di pronto soccorso dell’ospedale di Lodi, collaboratore di riviste scientifiche internazionali. Ora è responsabile del servizio “integrazione ospedale-strutture sanitarie territoriali e appropriatezza della cronicità”

 

Cantos de Mi Tierra – domenica 20 gennaio 2019

Promuovere la ricerca e il dibattito, favorire uno scambio tra popoli, comunità e gruppi molto diversi tra loro, far crescere una cultura del rispetto, nella diversità. La narrazione della storia, dei ritmi e delle tradizioni culturali dei popoli dell’America Latina attraverso un percorso musicale..

Ospite
ASSOCIAZIONE LATINO AMERICANA

Dal 1991 l’attività dell’Associazione si centra sulla diffusione della cultura, la storia e l’attualità latinoamericane, lo sviluppo artistico e la cooperazione internazionale. Al suo interno operano anche giovani musicisti e il Coro Voz LAtina.

I sommersi e i salvati – DOMENICA 16 DICEMBRE

Poi per un istante, lo straccio che fa da tenda viene scostato: un ammasso indistinto di esseri umani accucciati per terra. Uomini donne e bambini addossati a gruppi di trenta o quaranta per stanza. Di colpo gli sguardi
di mille occhi si alzano verso la finestra. E ci guardano. Qualsiasi gesto, un saluto, un sorriso, una smorfia di rabbia o di compassione, suonerebbe come beffardo o una nuova umiliazione. Poi la tenda viene richiusa in fretta.

Ospite

NELLO SCAVO

Giornalista di “Avvenire”. Reporter internazionale, cronista giudiziario, corrispondente di guerra. Ha indagato sulla criminalità organizzata e il terrorismo globale, firmando servizi da molte zone «calde» del mondo, comprese le prigioni clandestine degli scafisti libici e le carovane di profughi in Siria.

L’uomo che piantava gli alberi – La perla preziosa… DOMENICA 18 NOVEMBRE 2018

Il programma prevedeva, come ospite, Fausto Desalu, che, con grande dispiacere, ha dovuto in
questi giorni declinare l’invito per la convocazione della nazionale italiana di atletica. Complimenti!
Ti aspettiamo in una prossima occasione.

Abbiamo chiesto la disponibilità ad EFREM MORELLI, che ringraziamo di cuore.
Pilota di motocross dall’età di 14 anni (un titolo italiano e tre partecipazioni all’Europeo 250cc), è
rimasto vittima a 20 anni di un incidente in occasione del campionato italiano che gli ha causato la
lesione del midollo rendendolo paraplegico. Ha cominciato a praticare nuoto quale forma di
terapia e si è appassionato; è il 2005 quando Efrem fa il suo debutto in una gara ufficiale. Da quel
momento diventa un punto di riferimento della squadra nazionale conquistando 32 titoli italiani e
stabilendo 20 primati nazionali. Partecipa a tre Mondiali e due Europei, alle Paralimpiadi di
Pechino nel 2008 e a quelle di Londra nel 2012 e agli Europei di Eindhoven, in Olanda, festeggia la
sua prima medaglia importante, il bronzo nei 100m rana.
Rio 2016 i suoi tanti sacrifici sono premiati: Efrem conquista un bronzo 50 m rana SB3.

Tra vita ed esperienza. Quali parole per racontarle?

Il primo incontro di TDS è stato inaugurato dall’ospite Silvano Petrosino, professore di Antropologia Religiosa e Media e Teorie della Comunicazione presso l’università Cattolica di Milano.

A lui abbiamo chiesto di aiutarci a introdurci al tema della narrazione, che sarà il leitmotiv di questa edizione di Traiettorie di Sguardi. In particolare di approfondire il legame tra esperienza e narrazione. Il polo problematico di questo legame, a detta del professore, non è tanto la narrazione, quanto l’esperienza.
Come la definisce Cassirer, infatti, l’esperienza dell’uomo è sempre una trama aggrovigliata.
Pensiamo al rapporto tra uomo e cibo. Per l’uomo mangiare un piatto di pasta non è mai solo mangiare un piatto di pasta, perché legato ad esso ci sono ricordi, sapori, emozioni, passioni, ma anche sofferenze e traumi, sensi di colpa. Quel piatto di pasta è abitato.

L’uomo, rispetto a tutti gli altri esseri viventi, è elemento di complicazione: l’animale non digiuna, non soffre di anoressia, né di bulimia, non discrimina tra cose pure e cose impure.

La narrazione diventa importante proprio perché non banalizza l’umano ma lo riesce a dire, è alla sua altezza. Il vantaggio della parola rispetto al numero è che riesce a descrivere l’esperienza, riesce a cogliere l’intreccio e la complessità dell’uomo.

È anche per questo che Dio ha scelto la parola per creare, non ha paura di chiamare le cose con il loro nome, ha scelto la narrazione per rivelarsi.

La parola però permette anche l’introduzione della menzogna e dell’imbroglio. Questo è un ulteriore elemento di complessità introdotto dall’uomo e che fa parte della sua esperienza.
La drammaticità dell’esperienza umana raggiunge così il suo culmine, e nonostante questo Dio ha scelto di incarnarsi e di condividere con l’uomo tutte le cose, sia quelle belle che quelle spregievoli.

Narrazione ed Esperienza – DOMENICA 21 OTTOBRE 2018

DOMENICA 21 OTTOBRE 2018

Narrazione ed Esperienza

Egli parlò loro di molte cose…

L’uomo ama raccontare storie, ma perché? Quale è il nesso profondo che lega, non la vita, ma l’aggrovigliata trama dell’umana esperienza alla narrazione? Una breve riflessione sul logos narrativo dell’esperienza che l’uomo compie della vita».

Ospite

SILVANO PETROSINO

Insegna Antropologia Religiosa e Media e Teorie della Comunicazione all’Università Cattolica di Milano. Tra le sue ultime pubblicazioni si segnalano: Le fiabe non raccontano favole. Credere nell’esperienza (il melangolo, Genova 2017), Contro la cultura. La letteratura, per fortuna (Vita e Pensiero, Milano 2017), Contro il post-umano. Ripensare l’uomo, ripensare l’animale (in collaborazione con M. Iofrida, EDB, Bologna 2017).

L’INCONTRO CON LA PAROLA

Domenica 18 marzo si è concluso il percorso di Traiettorie di Sguardi per questa stagione
2017/2018 dedicata la tema dell’incontro con l’altro.

L’ospite di domenica è stato il monaco eremita fratel Moreno Pollon che ha guidato la platea di
giovani alla scoperta della Parola del Vangelo. Il metodo che lui propone si potrebbe definire
maieutico e non didattico: la Parola non si spiega, si interroga e solo interrogandola si riesce a
coglierne il senso profondo.

Partendo dalla lettura del brano di Marco (7, 31-37) e interrogando e spezzando il testo della
Parola abbiamo così capito che al centro di questo episodio – ma non solo – non c’è la guarigione
del sordomuto ma l’incontro di Gesù con l’altro, un incontro che spiazza, in cui Gesù non fa mai
quello che gli viene chiesto: Gesù incontra l’altro (sordomuto, cieco, adultera…) lontano dalle folle,
mettendosi in ascolto del suo desiderio, della sua storia, di ciò che vuole veramente, perdendo
tempo, sbagliando strada perché questo incontro possa esserci ed esserci compiutamente.

Incontrando l’altro come lo incontra Gesù possiamo davvero sperimentare la bellezza, la
grandezza e la pienezza dell’incontro, che non è mai scontato.

L’ARTE DELL’INCONTRO: UNA PROSPETTIVA BIBLICA

Provare a sostare sulla soglia delle Scritture. Sotto la loro “crosta”! Alla scoperta di uno stile che permette lo stupore dell’altro. Scavare e ascoltare la Parola dentro lo “sta scritto”, per accedere ad un volto di Dio che cerca e incontra l’uomo al cuore del suo vivere, concretissimo, di ogni giorno.

Ospite

FRATEL MORENO POLLON – Vive come monaco-eremita, accompagnato spiritualmente dalla comunità monastica di Bose. Dal 2007 nell’eremo della Ghisiola a Castiglione delle Stiviere, Mantova.

DIO E I GIOVANI: UN SILENZIO ASSORDANTE

Si tratta di sostare, sul capitolo delle comunicazione della fede ai giovani. I linguaggi fino ad oggi utilizzati sono troppo distanti da quelli con cui tutti i giorni i giovani comunicano, conoscono, lavorano, vivono. C’è la necessità di linguaggi interattivi, che recuperino diverse dimensioni: quella spirituale, quella culturale e quella del servizio e approfondire alcuni sentieri particolarmente significativi dei moderni strumenti di comunicazione.

Ospiti

GHISANI GIACOMO – Vice Direttore Generale della Segreteria per la Comunicazione.

SIMONE FERRARI – 28 anni, docente di IRC, educatore collaboratore della pastorale giovanile di Bergamo.

La forza della verità

La verità rende liberi? Domanda sicuramente in controtendenza rispetto ad un mondo che ha strumentalizzato la verità moltiplicandola, nascondendola, piegandola ad interessi personali.

L’ospite dell’incontro di Traiettorie di Sguardi di domenica 14 gennaio, Farhad Bitani è un giovane afgano che dal 2014 gira l’Italia e il mondo per raccontare la verità sul suo paese dilaniato da quasi quarant’anni di lotte interne. Farhad racconta che prima del 1979 la parola fondamentalismo in Afghanistan non esisteva. È nato quando gruppi di criminali che vennero armati dagli Stati Uniti contro i Sovietici vennero utilizzati per mantenere il controllo del territorio afagano.

I bambini, come Farhad, nati in quegli anni sono cresciuti nella violenza e hanno conosciuto solo quel modo di vivere. A nove anni Farhad ha ricevuto il suo primo kalasnikov e a 10 anni era già perfettamente in grado di smontarlo e rimontarlo. L’unica differenza con tanti altri bambini afgani era che lui veniva da una famiglia ricca.

Tra il 1994 e il 1995 i gruppi armati che avevano combattuto contro i sovietici si dividono al loro interno e stringono alleanze con altre potenze internazionali. Gli americani per non perdere il controllo della regione afgana creano un altro gruppo armato, i talebani. A questo punto la famiglia di Farhad è costretta a scappare e a vivere nascosta.

Durante questo periodo Farhad – che aveva solo 12 anni – assiste ad esecuzioni capitali, lapidazioni, stupri che avevano come teatro lo stadio di Kabul. Tutti i cittadini erano invitati una volta alla settimana a partecipare e ad assistere alle punizioni a cui andava incontro chi era considerato infedele, anche solo per aver ascoltato musica o bevuto delle bevande alcoliche.

I fondamentalisti colpirono fin da subito due colonne portanti del territorio afgano: l’educazione e le donne. Infatti, stabilirono la chiusura delle scuole e l’imposizione delle scuole coraniche a tutti i bambini maschi e la sottomissione delle donne costrette a rimanere in casa e ad uscire solo accompagnate da un altro uomo e con il burqa.

Nel 2006 Farhad viene mandato in Italia da suo padre per studiare presso l’accademia militare di Modena. Appena arriva in Italia la sensazione è quella di essere circondato solo da infedeli a cui si rifiutava addirittura di stringere la mano e per questo approfittava di ogni momento libero per tornare nel suo paese.

A partire dal 2008 comincia a interrogarsi sulla sua vera identità. Decide di leggere il Corano nella sua lingua madre scoprendo che molte delle cose che gli avevano insegnato alla scuola coranica non erano vere. Ma è l’incontro con l’altro, con il diverso che gli permette di mettere in discussione le sue idee e di riscoprire quel punto bianco che – come lui crede – Dio mette nel cuore degli uomini che crescono nella violenza. Tutti gli uomini, dice Farhad, nascono con il cuore bianco, ma la violenza trasforma il cuore dell’uomo e lo fa diventare tutto nero. Ma Dio decide di lasciare un punto bianco nel cuore dell’uomo, lascia uno spazio, seppur piccolo per la redenzione. È quel punto bianco che ha permesso a Farhad di salvarsi e di riconoscere nei piccoli gesti che l’altro – sempre visto come infedele – ha avuto nei suoi confronti un modo per cambiare la sua prospettiva e aprirsi all’incontro.
Dopo l’attentato che ha subito nel 2011 in cui ha rischiato di perdere la vita Farhad decide di scrivere un libro in cui racconta la verità sul suo paese e sulla sua vita. Questo libro, L’ultimo lenzuolo bianco, è stato pubblicato da una piccola casa editrice – Guaraldi – dopo tanti rifiuti.

Dall’anno della sua pubblicazione, il 2014, Farhad non si è ancora fermato: ha iniziato a girare scuole, oratori, centri giovanili, librerie portando in giro la sua testimonianza e la sua identità ritrovata.